Il Percorso
Il Museo della Preistoria di Nardò si divide in quattro sezioni. La prima espone le specie faunistiche fossili di tartarughe e pesci vissuti nel corso del Cretaceo, ovvero nel Periodo finale dell’“Era dei Dinosauri”, conservati all’interno di sedimenti marini. La seconda sezione è riservata al racconto dell’evoluzione umana, anche mediante l’esposizione di calchi di crani appartenenti a esemplari dell’ordine dei primati. La terza sezione, tramite l’esposizione di reperti riferibili all’uomo, descrive la storia del Paleolitico di Porto Selvaggio e la sua trasformazione nel corso del tempo. L’ultima sezione tratta della fase neolitica di quest’area, con la comparsa delle specie faunistiche e floristiche domestiche, della ceramica, di nuovi strumenti e complessi culturali che hanno contribuito a trasformare l’ambiente, rendendo l’uomo un soggetto di trasformazione ambientale di grande impatto.
Geologia e Paleontologia
Nella I sezione sono esposti i resti fossili di tartarughe, pesci, crostacei e molluschi del Periodo cretacico. Questi animali si sono depositati all’interno di sedimenti marini che ne hanno garantito la conservazione. Le rocce così formatesi hanno poi subìto fenomeni tettonici ed eustatici (abbassamento/innalzamento del livello marino) che ne hanno determinato l’emersione.
Ominazione e Migrazioni
Nella II sezione è raccontata la storia evolutiva dell’uomo e delle dinamiche che hanno portato il nostro genere a migrare dall’Africa e a espandersi negli altri continenti, raggiungendo con Homo sapiens una diffusione a livello globale.
Il distretto paleolitico di Nardò
Nella III sezione è possibile ripercorrere le fasi della presenza dell’uomo all’interno del Parco, testimoniate dai numerosi rinvenimenti litici e faunistici, indicanti le sue attività di vita quotidiana (caccia, raccolta, spostamenti ecc.). All’interno del Museo sono esposti i reperti rinvenuti nelle grotte e nei ripari di Marcello Zei, Torre dell’Alto, Capelvenere, Bernardini, Uluzzo, Uluzzo C, Serra Cicora A e Cavallo (2*) che raccontano 150.000 anni di storia dell’uomo e dei paesaggi.
Le grotte sono state occupate sia da Homo neanderthalensis che da Homo sapiens, le due ultime specie del nostro genere, le quali si sono avvicendate nella frequentazione di quest’area.
Il Villaggio neolitico di Serra Cicora
Nella IV sezione del Museo sono esposti i materiali litici e ceramici neolitici, provenienti dal villaggio di Serra Cicora installato sull’omonimo promontorio. Questo sito, datato a 5.500 a.C. circa, risulta essere una delle più antiche attestazioni del Neolitico in Italia, con la presenza di numerosi reperti ceramici. Ciò che rende particolare questo sito archeologico è la presenza di numerose sepolture relative a una fase più recente.
Salvaguardia dei contesti (tutela, ricerca e valorizzazione)
I giacimenti archeologici del Distretto preistorico di Porto Selvaggio sono numerosi. Quello che oggi gli studiosi possono indagare costituisce solo una parte di depositi molto più ampi e non più integralmente conservati, poiché intaccati dalle intemperie e dalle attività dell’uomo. Esempi chiari di questa dinamica sono costituiti da due depositi olocenici: Grotta della Mano (o Furchiu ti la Zappa) e Grotta Borzatti, che presentano materiale ceramico che va dal neolitico al Bronzo finale e sono contesti fortemente disturbati che per tale motivo non garantiscono una corretta collocazione cronologica.
Sistemi di produzione
Il Paleolitico oggi
L’uomo organizza e costruisce il territorio attraverso le proprie attività. I paesaggi sono il risultato, e quindi la traccia, di questa produzione. L’archeologia dà un supporto nella comprensione del modo in cui l’uomo organizzava le proprie attività e il proprio ambiente nelle epoche passate.