Un nuovo studio, svolto da un team di ricerca italiano e giapponese coordinato da Katsuhiro Sano, Stefano Benazzi e Adriana Moroni1 e pubblicato su Nature Ecology & Evolution, analizza le fratture presenti su una categoria di manufatti, le “semilune”, provenienti dagli strati uluzziani di Grotta del Cavallo. I risultati indicano che le fratture costituiscono l’esito dell’impatto degli strumenti durante il loro utilizzo come armature per la caccia. Inoltre l’analisi spettroscopica rivela che questi elementi erano fissati in modo stabile all’asta di legno tramite un collante costituito da ocra, gomma vegetale, cera d’api. Per i Sapiens, l’utilizzo di questo tipo di arma potrebbe avere costituito un vantaggio competitivo delle strategie di caccia e avere dunque contribuito alla loro rapida diffusione nel continente.
1Center for Northeast Asian Studies, Tohoku University, Sendai, Japan; Department of Cultural Heritage, University of Bologna, Ravenna, Italy; Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, UR Preistoria e Antropologia, Università degli Studi di Siena, Siena, Italy; Elettra-Sincrotrone Trieste S.C.p.A., Trieste, Italy; UMR 7041, équipe AnTET, Université de Paris X-Nanterre, Paris, France; Bioarchaeological Service, Museo delle Civiltà. Museo Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, Rome,Italy; Department of Human Evolution, Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, Leipzig, Germany.